giovedì 31 gennaio 2019

CARO LAVORATORE DELLA RWM TI SCRIVO

(Ricevo e pubblico senza commento una lettera non firmata proveniente dalla Sardegna)
Ti scrivo perché non ho modo di parlarti guardandoti negli occhi, non c’è l’occasione, voglio rispondere alla tua lettera aperta. Lo faccio da essere umano a essere umano, senza premesse politiche o religiose, lo faccio perché credo che non abbiamo più tempo né io né te e neppure i nostri figli.
Tutti e due sappiamo molto bene che il tuo lavoro porta conseguenze drammatiche, è inutile negarlo. Puoi scriverlo quante volte vuoi, che il frutto del tuo lavoro contribuisce alla sicurezza del tuo paese, ma io e te sappiamo benissimo che non ci credi. Io credo che quando torni a casa dai tuoi cari, quando vai a dormire, qualcosa dentro di te fa male, qualcosa come una falce che non smette di girare e di tagliare. Tu sai molto bene che il tuo lavoro porta morte e distruzione e sei anche consapevole che oltre a uccidere uomini, donne e bambini a migliaia di km da qui, porterà dolore e sofferenza a te e a i tuoi cari. E’ inutile che fai finta di niente (tutti fanno finta di niente), ma questa fabbrica di armi è un generatore di cancro, di leucemie di tante altre patologie, che già ora colpiscono i lavoratori al suo interno e i cittadini all’esterno. Malgrado questo difendi il tuo posto di lavoro e magari cercherai di lasciarlo a tuo figlio. Ecco, semplicemente per la legge universale della reciprocità, come a te non interessano le
conseguenze del tuo lavoro, a me in nome della mia sicurezza e di quella dei miei cari, non interessa che tu perda questo lavoro. Tu hai diritto al lavoro come tutti, ma io come tutti ho il diritto alla mia sicurezza, ho il diritto di non ammalarmi per colpa tua e della RWM.

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