sabato 22 dicembre 2018

La villa di tonsille

 

 
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E’ un sarcastico libro-verità da leggere come un romanzo talora sconvolgente e tal’altra persino comicamente demenziale. La narrazione si riferisce alle grottesche e spesso criminali realtà attraversate dalla medicina ospedaliera d’Italia, vissute personalmente dal protagonista, medico, e da molti suoi colleghi fin dagli anni del “miracolo economico”. Quelle degenerazioni della civiltà sanitaria esistevano fin dall’epoca monarchica e fascista, e poi anche nella postfascista. Esse avrebbero dovuto essere previste ed evitate, almeno con la nascita della Repubblica, ma furono invece permesse da potenti lobby, anche indegnamente religiose. Ciò durò fino alla grande rivolta, degli allora giovani medici ospedalieri e alle riforme da loro ottenute degli anni ’60 e ’70. Allora però iniziarono i guasti dei politici in gara nell’uso clientelare degli ospedali.
Nel 1968 era avvenuto il miracolo: il Ministro Mariotti, sulla spinta della rivolta di quei medici, varò la riforma ospedaliera che iniziava l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale e che permise alla medicina italiana di venir classificata dall’OMS, seconda nel mondo (dopo la Francia). Ma quei medici dell’ANAAO (Ass. Naz. degli Aiuti e Assistenti Ospedalieri) furono traditi, umiliati e spesso strumentalizzati per i soliti giuochi politici e di altri speculatori appartenenti a svariate altre corporazioni e sette soverchianti. Oggi, poi, la sanità italiana è oggetto di un insidioso assedio liberista che nuovamente vuol privatizzarla e riprendere ad applicare le odiose leggi del mercato sul malato e sulla malattia. Ne fanno le spese gli ammalati, l’onore dei medici e quello della grande, vera, medicina clinica. Stanchi di battersi e di subire sconfitte ormai i medici si ritirano. E’ notizia di stampa di questi giorni che mancano chirurghi ma anche altri specialisti. Molti abbandonano gli ospedali, e quelli che rimangono sono costretti a ricorrorere a una costosa, quanto eccessiva, praxis diagnostica e terapeutica “difensiva” a causa delle frequenti aggressioni giudiziarie e persino fisiche

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