di Giorgio Bongiovanni
Mentre il deputato di Forza Italia Francesco Paolo Sisto esulta per la mancata nomina del magistrato Nino Di Matteo al Dap (a suo tempo aveva definito "terrificanti" le voci su una tale eventualità) continuano le "gaffe" del ministro degli Interni, Matteo Salvini, e del "governo del (non) cambiamento".
Il leader leghista ieri ha dimostrato ancora una volta tutta la propria
ignoranza, al di là dei proclami, in materia di lotta alla mafia
attaccando Roberto Saviano che si è permesso di criticarlo sull'operato (assolutamente discutibile) che il Governo ha messo in atto sui migranti. "Io
dico che l’Italia ha il record europeo di servizi di scorta e
vigilanza, non dipendono da me le scelte su simpatia o antipatia - ha detto Salvini - Saranno
le istituzioni competenti a valutare se corra qualche rischio anche
perché mi pare che passi molto tempo all’estero. Valuteranno come si
spendono i soldi degli italiani. Gli mando un bacione”.
L'Italia,
purtroppo, è il Paese che al suo interno ha le organizzazioni criminali
più potenti del mondo (Cosa nostra, 'Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona
Unita) e ancora oggi, così come in passato, le mafie (ma anche i sistemi criminali) non vogliono che si parli di loro. La nostra storia è intrisa del sangue di giornalisti uccisi dalle mafie e ancora oggi minacce ed intimidazioni non mancano.
L'autore di Gomorra, che ha raccontato la storia dei Casalesi, da oltre
undici anni è sotto scorta ma, evidentemente, il ministro fa finta di
non sapere che quando si entra nel mirino della mafia è come una
sentenza "fine pena mai". Ma non è solo la vicenda Saviano a destare
indignazione.
È grave la mancata azione del ministro, e di
conseguenza del governo, rispetto alla scorta che è stata tolta all'ex
pm, oggi avvocato, Antonio Ingroia. A dare la notizia è stato ieri il sostituto procuratore antimafia, Nino Di Matteo, intervenuto in un convegno a Milano. "La mafia e i potenti che colludono con la mafia non dimenticano - ha denunciato - Eppure lo Stato ha deciso di togliere la scorta ad Antonio Ingroia.
Ci sono personaggi della politica che restano sotto scorta e alcuni da
anni non hanno più alcun ruolo pubblico. Ingroia invece è lasciato senza
protezione”. Ugualmente anche il sostituto procuratore nazionale antimafia Francesco Del Bene ed il sociologo Nando dalla Chiesa
hanno evidenziato la gravità della situazione. Ad Ingroia la scorta è
stata tolta appena 15 giorni dopo la sentenza emessa dalla Corte
d'assise di Palermo sulla trattativa Stato-Mafia. Un processo
inizialmente da lui istruito e poi condotto fino alla sentenza di primo
grado dai pm Di Matteo, Del Bene, Teresi e Tartaglia. Un processo che ha
portato alla condanna di boss, rappresentanti delle istituzioni e
politici: gli ufficiali dei carabinieri Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, i boss di Cosa nostra come Leoluca Bagarella e Antonino Cinà e dell'ex senatore e fondatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri.
Ma erano già 27 anni che Ingroia era sotto scorta. È stato allievo di Paolo Borsellino,
ha condotto inchieste e processi contro la mafia ma anche contro quei
sistemi criminali che con essa fanno affari. Ha portato alla sbarra
soggetti come l'ex numero tre del Sisde, Bruno Contrada, e l'ex senatore e fondatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri, ottenendo (assieme ai colleghi Alfredo Morvillo e Domenico Gozzo) le condanne poi divenute definitive per concorso esterno in associazione mafiosa.
La decisione di togliere la scorta ad Ingroia è stata presa quando al governo c'era Paolo Gentiloni
e ministro degli Interni era Minniti. Cosa c'era da aspettarsi rispetto
ad un governo nefasto come quello del Pd, poi bocciato alle urne? Ma è
il tempo presente che ora conta. Ed è assurdo che il governo attuale
abbia confermato quella decisione e non muova un dito per il ripristino
della scorta. Non possono esserci ideologie di fronte alle sentenze di
"condanna a morte" che le mafie hanno emesso.
Questo era il "governo
del cambiamento" e se "cambiamento" c'è la sensazione è che si stia
andando verso il peggio. Già ieri abbiamo pubblicato la notizia della
relazione degli agenti del GOM in cui si dice che dei boss ergastolani
mafiosi, dal carcere, hanno espresso il proprio "no" all'eventuale nomina come direttore del Dap del sostituto procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo. Fatti alla mano il ministro alla Giustizia, Alfonso Bonafede,
anziché dare un segnale forte, proponendo al Csm il nome di Di Matteo
per l'incarico, ha preferito orientare la propria scelta verso altre
figure. Nessuna risposta è arrivata (per ora) dal Guardasigilli,
rispetto a quella relazione se ne era venuto a conoscenza o se questa,
in qualche maniera, ha condizionato la sua scelta. Ed anche sulla
vicenda di Roberto Saviano il ministro della Giustizia ha preferito "lavarsi le mani" come Pilato (“Non commento: le scorte sono competenza del Viminale”). Diversamente ha fatto il Presidente della Camera, Roberto Fico: “Chi ha avuto il coraggio di denunciare e opporsi alla criminalità organizzata deve essere protetto dallo Stato”.
Intervistato dal Tg1 anche Di Matteo ha commentato le parole di Salvini: "Su Saviano non conosco nello specifico la sua situazione di rischio quindi non mi permetto di entrare
nel merito però mi sarei aspettato che questioni così delicate fossero
trattate soltanto ed esclusivamente davanti gli organismi competenti. Io
credo che chi ricopre incarichi istituzionali dovrebbe conoscere bene
la mentalità dei mafiosi per evitare che determinate dichiarazioni
possano diventare nella mente dei mafiosi un segnale di delegittimazione
e di isolamento di un bersaglio. Io vorrei che in italia si ricordasse
un po' di più che soprattutto in terra di mafia molti scortati, assieme
ai carabinieri i poliziotti che li proteggevano, sono saltati in aria e
sono morti. Questo è un paese che non può perdere la memoria. Io penso e
spero tanto che tutte le istituzioni e anche questo governo si rendano
conto finalmente che la questione mafiosa, la lotta alla mafia, è e deve essere una delle questioni principali delle agende di qualsiasi governo, di qualsiasi colore esso sia".
Ed è proprio questo il nocciolo. Allo stato attuale il nuovo Governo
rischia di fare anche cose peggiori del precedente. Speriamo che
arrivino nuove risposte.
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