sabato 28 aprile 2018

Rassegna Stampa del 28/04/2018 Edizione Speciale

- Alfie Evans è morto. I genitori su Facebook: “Il mio gladiatore è volato via. I nostri cuori spezzati”.
Il piccolo di 23 mesi, da tempo al centro di un'aspra battaglia legale, è morto alle 2.30 (ora inglese) all'ospedale Alder Hey di Liverpool, dove era ricoverato da dicembre 2016. I medici: "Un viaggio devastante per i genitori". Madre e padre di Charlie Gard: "Deve cambiare la legge sulla volontà parentale".
“Al nostro bimbo sono spuntate le ali intorno alle 2.30. I nostri cuori sono spezzati. Grazie a tutti per il sostegno“. L’annuncio della morte di Alfie Evans, il piccolo di 23 mesi affetto da una grave quanto ignota patologia neurodegenerativa, arriva su Facebook, attraverso le parole dei suoi genitori, Kate e Tom. Il bimbo è morto nella notte all’ospedale Alder Hey di Liverpool, a cinque giorni dal distacco dei macchinari salvavita ordinato dall’Alta Corte britannica. “Il mio gladiatore ha posato lo scudo e si è guadagnato le ali. Abbiamo il cuore spezzato. Ti voglio bene ragazzo mio”, sono le parole del padre Tom. Quello dei genitori è stato “un viaggio devastante”, hanno scritto i medici dell’ospedale in un messaggio di cordoglio per la morte del piccolo. “Vogliamo esprimere – si legge nella nota – la nostra simpatia e condoglianze dal profondo del cuore alla famiglia di Alfie in questo tempo di estrema angoscia. E’ stato un viaggio devastante per loro. Ora chiediamo sia rispettata la loro privacy e la privacy dello staff dell’Alder Hey”.

- “Il boss condannato per l’assassinio di mio figlio è innocente. Per 13 anni ho creduto nella giustizia, mi sento un cretino”.
“La tomba di Gianluca è l’unica che non ha il marmo perché è pronta per essere portata via. Se questa è la giustizia e se questa è l’Italia, me ne vado e mi porto mio figlio perché non lo voglio lasciare in Calabria”. Da 13 anni Mario Congiusta chiede giustizia per chi, il 24 maggio 2005 a Siderno, ha ucciso suo figlio Gianluca, un ragazzo di 32 anni che ha pagato con la vita l’aver detto no alle richieste estorsive della ‘ndrangheta. Dopo cinque processi e due ergastoli inflitti dalla Corte d’Assise d’appello di Reggio Calabria al boss Tommaso Costa, nei giorni scorsi la Cassazione ha annullato, la seconda volta senza rinvio, la condanna, riconoscendo l’imputato colpevole solo di associazione mafiosa. Su richiesta del sostituto procuratore della Dda Antonio De Bernardo, il boss Costa era stato arrestato nel 2007 nell’inchiesta “Lettera morta” dalla quale era emerso che Gianluca Congiusta è stato ucciso con un colpo di lupara perché si era opposto al pizzo che la cosca di Siderno voleva imporre al suo futuro suocero.

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