Il governo albanese ha espulso due diplomatici iraniani,
l’ambasciatore Gholamhossein Mohammadnia e Mohammed Roodaki, funzionario
presso l’ambasciata a Tirana, accusati di essere membri sotto copertura
dell’intelligence iraniana. Secondo quanto riferisce il quotidiano The Independent,
i due sarebbero stati parte di una cellula il cui compito era di
organizzare “un complotto per colpire l’opposizione iraniana rifugiatasi
in Albania”. La mossa sarebbe stata messa in atto in seguito a colloqui
con Paesi “interessati”, tra cui Israele e Stati Uniti. Non a caso
l’amministrazione di Washington si è immediatamente congratulata con
l’esecutivo albanese per il provvedimento intrapreso.
La notizia diffusa dall’Independentha però sollevato
l’attenzione su uno scenario fino ad ora poco studiato e rimasto
comunque fuori dal raggio di attenzione internazionale. Scenario in cui
gli Stati Uniti hanno affidato all’Albania un ruolo centrale, e il cui
fine (uno dei fini) appare quello di incrementare la destabilizzazione
dell’intera area balcanica.
Protagonista di tutta l’operazione è l’organizzazione islamica
cosiddetta dei Mujaheddin e-Khalq (Mujaheddin del Popolo, MEK) che
dispone ora di una grande base in territorio albanese. L’arrivo in
Albania del comando del MEK è preceduto da una storia oltremodo lunga e
tortuosa che merita di essere raccontata in dettaglio.
Continua a leggere...
Nessun commento:
Posta un commento