venerdì 23 febbraio 2018

Thomas Bernhard, Autobiografia, Adelphi

Recensione a cura di Martino Ciano – già pubblicata su Zona di Disagio

Ci sono opere che ci chiedono di superare i nostri limiti, perché già dalle prime righe ci pongono interrogativi estremi. Chi ha letto Thomas Bernhard sa bene che la sua scrittura va oltre ogni idea e sfida le nostre certezze. La sua frase infinita, nella quale si incontrano e si scontrano concetti diametralmente opposti, tanto da creare un discorso contraddittorio, ribalta ogni nostra concezione. Non c’è stato e forse non ci sarà mai più uno scrittore come lui, capace di far dialogare la vita e la morte.
Prima di leggere uno dopo l’altro i cinque libri che compongono questa autobiografia, ossia, L’origine, La cantina, Il respiro, Il freddo e Un bambino, raccolti da Adelphi in un unico volume, ho consultato il saggio del filosofo Aldo Giorgio Gargani, L’arte di esistere contro i fatti, riproposto da Lamantica Edizioni. Ebbene, proprio nella parte dedicata a Thomas Bernhard ho potuto apprendere alcuni dei passaggi più importanti della vita dell’autore austriaco. La sua scrittura, infatti, è il risultato di un’esistenza costellata da elementi contraddittori e in cui la vita e la morte si sono sempre presentate con gli stessi abiti, camuffandosi.
Vita amara quella di Thomas, figlio non riconosciuto dal padre; nato nel 1931, nei Paesi Bassi, perché qui sua madre, Herta, ha potuto darlo alla luce lontano dagli occhi degli austriaci, sempre pronti a giudicare meschinamente una donna sedotta e abbandonata. Bernhard è quindi nato fuori dalle regole sociali del tempo e sempre vi si opporrà. Questi cinque libri non raccontano per filo e per segno la sua vita, ma solo gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Gli anni dolci e terribili che lo hanno formato. Ma c’è un altro aspetto: i libri di questa Autobiografia potrebbero essere letti anche come semplici romanzi, perché l’intento dello scrittore non è stato quello di parlare di sé, ma di un’anima.
La storia di un’anima è sostanza di esperienze in cui tutti possono riconoscersi. È un io collettivo che si racconta, che prova a ricordare, ma che sa di non poter essere del tutto chiaro. Bernhard ha capito che per l’uomo dire la verità è impossibile. Tutto è contraffatto, pertanto, la vita è una somma di contraffazioni. Più si prova a dire la verità, più ci si rende conto che le parole non sono in grado di rappresentare con chiarezza quello che si è vissuto; ci si può accontentare solo del contenuto di verità nella menzogna. Pertanto, Bernhard fa solo una veloce descrizione di alcuni episodi, cogliendone gli elementi simbolici che richiamano nel lettore sensazioni analoghe. E se questo è tutto ciò che ci rimane, ossia, cercare nella menzogna una piccola parte di verità, appare lampante che non esistono in natura né valori alti né valori bassi.
Tutto è uguale, farà dire lo scrittore a un operaio-amico di Salisburgo. Tutto è ugualeperché la vita dà a tutti la stessa ricompensa, ossia, la morte; e non v’è differenza tra chi si danna dietro una macchina da scrivere e chi si danna dietro un martello pneumatico.
Certamente, Bernhard scrive della sua vita. Si concentra sulla figura del nonno, ossia, la sua guida; in alcuni passaggi sarà anche romantico e vitalista; in altri ci racconterà della sua scelta controcorrente di lasciare gli studi ginnasiali per diventare commesso. Proprio la decisione di lavorare nel quartiere più malfamato di Salisburgo, nella bottega del signor Podlaha, contribuirà alla sua formazione filosofica e letteraria. Proprio tra questi uomini troverà i demoni-maestri-di-vita.
Nei libri Il respiro Il freddo, lo scrittore austriaco ci racconta della sua malattia polmonare, che mai lo abbandonerà per tutta la vita. In queste due opere, le tematiche bernhardiane hanno il sopravvento; la vita e la morte tornano a dialogare tra loro. I malati che vogliono sopravvivere a tutti i costi generano in lui ripugnanza, perché aggrapparsi alla vita è una pratica contro natura.
Chi vuole leggere questi cinque libri lo faccia con amore e con passione. Tra queste pagine troverete inni alla vita che Bernhard non scriverà mai più nelle sue opere. In questa Autobiografia tutto è vero e falso. Una volta conclusa l’ultima pagina non solo saprete qualcosa di più sul conto dello scrittore austriaco, ma continuerete a porvi interrogativi estremi, gli unici ai quali si può rispondere intimamente e con sincerità.

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