di Margherita Furlan |
Capita
che, nel bel mezzo d’agosto, quando tutti o quasi sono in vacanza,
accadano fatti politicamente eclatanti. Come quando, nel 1971, Nixon
sganciò il dollaro dall'oro, generando tumultuose reazioni in tutto
il mondo.
Nell’anno
domini 2019 invece la scala Mercalli della politica ha segnalato una
scossa di terremoto di grandissima intensità in Italia, con
un’inaspettata crisi del governo giallo verde, avviata con una
mozione di sfiducia presentata al Senato dalla Lega. Immediate le
ripercussioni sul mercato azionario italiano, che ha visto l'indice
in picchiata, e sullo spread, nuovamente schizzato in alto. Forti
anche le preoccupazioni legate ai difficili rapporti con Bruxelles,
che potrebbero recare qualche spina in quel di Roma.
Nelle
ultime settimane,
infatti,
la voce di Palazzo Chigi si era fatta sentire piuttosto nitidamente
perché ci fosse un italiano a sedere su una poltrona di
prim’ordine alla Commissione europea.
Ma ora
Bruxelles potrebbe pretendere interlocutori
sicuri,
oltre che certezze
sulla
legge di Bilancio
che dev’essere presentata
in
sede europea
entro il 15 ottobre.
Entro tale data Roma dovrebbe essere in grado di
trovare risorse per 23 miliardi di euro nel 2020 e quasi 29 miliardi
nel 2021, onde evitare che l'Iva ordinaria salga dal 22% al 25,2% nel
2020 e al 26,5% nel 2021, mentre l'Iva agevolata aumenti dal 10% al
13% nel 2020.
Nel
frattempo, i
sondaggi elettorali confermano il momento positivo della Lega e la
grande difficoltà del Movimento 5 Stelle: se la crisi di governo
dovesse precipitare e si andasse al voto subito, il partito del
vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, sarebbe oltre il 38%
dei consensi. E il centrodestra unito supererebbe il 50%. Il
Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio, invece, scenderebbe al 16,5%, un
risultato di quasi 20 punti inferiore a quello raccolto solo un anno
e mezzo fa, alle politiche del 2018. Se tali dati dovessero essere
confermati, la rappresentanza parlamentare grillina crollerebbe a
circa un quarto di quella attuale. Discreto sarebbe il risultato del
Partito Democratico di Nicola Zingaretti, cui viene attribuito il 23%
dei consensi, in linea con le rilevazioni delle ultime settimane.
La
parlamentarizzazione
della crisi
inizierà
martedì 20 agosto, quando alle 15 si riunirà l'Aula del Senato per
ascoltare le comunicazioni del presidente del Consiglio, Giuseppe
Conte. Su queste possono essere presentate e votate delle
risoluzioni. Lo stesso iter è previsto per mercoledì 21 alle 11,30
alla Camera dei Deputati. Per Conte due le opzioni sul piatto:
attendere il voto oppure salire direttamente al Colle. Le dimissioni
di Conte farebbero saltare la discussione e la votazione alla Camera
sul taglio dei parlamentari, in agenda giovedì 22.
Comunque
vada, successivamente a questa fase, sarà compito del presidente
della Repubblica, Sergio
Mattarella,
decidere come proseguire. Di certo nuove
elezioni non saranno l'unica via percorribile. Tra le opzioni, anche
un governo di “garanzia elettorale”, guidato da un premier super
partes, coadiuvato da tecnici, dato il “nodo Salvini”. Il
ministro degli Interni, infatti, non potrebbe condurre una campagna
elettorale come candidato premier, visto che è il Viminale stesso a
gestire le operazioni di voto. Per quest’ipotesi, nel toto nomine
compaiono due ex presidenti della Corte Costituzionale, Valerio Onida
e Giovanni Maria Flick, e l’attuale ministro
dell’Economia, Giovanni
Tria.
Ma non solo. Perché potrebbe essere ancora Giuseppe
Conte a
vedersi assegnato l'incarico dal Colle. In
questo caso, il ritorno alle urne dovrebbe essere garantito alla
prima data utile, nella seconda metà di ottobre.
Un
altro scenario, quello più temuto dagli analisti politici, è
l’esercizio provvisorio, ovvero la prosecuzione del governo Conte,
dimissionario e limitato fino al 31 dicembre agli affari correnti.
Non
ci sarebbero dunque i margini per scongiurare l'aumento dell'IVA.
Un’ipotesi
utile a scongiurare l’esercizio provvisorio, secondo gli esperti,
potrebbe essere un governo “salva conti”, vale a dire un
esecutivo di responsabilità con un orizzonte limitato a un solo
obiettivo: varare la legge di bilancio 2020, evitando proprio che
scatti l'aumento dell’IVA. Il presupposto di questo scenario è un
consenso abbastanza ampio tra tutte le principali forze politiche
presenti in parlamento. Nonché un rinvio delle elezioni a inizio
2020.
D’altronde,
complice la legge di Bilancio, non è un caso che in autunno non si
siano mai tenute elezioni politiche in Italia. A proposito: sempre in
autunno, esattamente il primo novembre, Mario Draghi lascerà la Bce
di Francoforte per tornarsene a Roma. Sarà bene non dimenticarsi
questa coincidenza.
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